Le domande e le risposte più importanti sugli Accordi Bilaterali III

Da quanto tempo la Svizzera e l’UE stanno negoziando gli Accordi Bilaterali III?

Qual è l’obiettivo dei negoziati con l’UE?

Qual è il contenuto del pacchetto di Accordi Bilaterali previsto?

Cosa è già regolamentato e cosa deve essere ancora negoziato?

L’adozione dinamica del diritto dell’UE da parte della Svizzera mina la democrazia diretta e il federalismo?

Anche la Corte di giustizia europea (CGUE) avrà un ruolo nella controversia tra la Svizzera e l’UE. La Svizzera deve ora accettare giudici stranieri?

La Svizzera sta cedendo la propria sovranità con gli Accordi bilaterali III?

Cosa c’è di speciale nei negoziati sugli Accordi Bilaterali III?

Quanto dureranno i negoziati con l’UE?

Cosa succederà in Svizzera una volta conclusi i negoziati con l’UE?

Come si voterà un giorno sui Bilaterali III?

Quanto sono importanti i Bilaterali III per la Svizzera?

Qual è la posizione preliminare dell’Associazione Svizzera in Europa sugli Accordi bilaterali III?

 

 

Da quanto tempo la Svizzera e l’UE stanno negoziando gli Accordi Bilaterali III?

Il 18 marzo 2024, la presidente della Confederazione Viola Amherd e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen hanno aperto a Bruxelles i negoziati tra la Svizzera e l’UE su un nuovo terzo pacchetto di accordi bilaterali. Tale pacchetto prende il nome di “Bilaterali III” perché fa seguito ai Bilaterali I (1999) e II (2004), con l’obiettivo di rafforzare e aggiornare cinque accordi Bilaterali I con una serie disposizioni istituzionali e introdurre nuovi accordi bilaterali. Dopo approfondite consultazioni con i Cantoni, l’Assemblea Federale, le associazioni economiche e le parti sociali, il’8 marzo scorso il Consiglio federale ha approvato il mandato definitivo per iniziare i negoziati. I 27 Stati membri dell’UE hanno approvato le direttive per i negoziati presentate dalla Commissione il 12 marzo.

Il Consiglio federale negozia a nome della Svizzera. Esso è responsabile della politica estera del Paese. Per quanto riguarda l’UE, i negoziati sono condotti dalla Commissione, l’organo esecutivo e amministrativo dell’Unione europea. Essa è responsabile della stesura dei trattati internazionali. Il negoziatore principale della Svizzera è Patric Franzen, Segretario di Stato aggiunto e capo della Divisione Europa del Dipartimento federale per gli affari esteri (DFAE). Il suo omologo presso l’UE è Richard Szostak, capo della divisione “Partner dell’Europa occidentale” presso il Segretariato generale della Commissione.

Qual è l’obiettivo dei negoziati con l’UE?

Durante negoziati con l’UE, il Consiglio federale intende stabilizzare e sviluppare ulteriormente l’approccio bilaterale che è stato perseguito con successo dal 1999 al 2004, ma che da allora ha subito un periodo di stagnazione e rallentamento. In particolare, l’obiettivo è garantire e ampliare il libero accesso delle imprese svizzere al mercato interno dell’UE in specifici settori, tramite la creazione di un quadro istituzionale adeguato. Con circa 450 milioni di consumatori, il mercato unico dell’UE è il più grande mercato transfrontaliero del mondo in cui si applicano ovunque le stesse regole. Grazie agli Accordi Bilaterali III, il grande mercato interno dell’UE può continuare ad essere il mercato delle imprese svizzere.

Il Consiglio federale vuole inoltre ottenere che la Svizzera sia riammessa ai programmi di istruzione e ricerca dell’UE e che partecipi ad ulteriori programmi. Il programma di ricerca dell’UE “Horizon Europe” è il più grande al mondo nel suo genere, con un budget totale di 95,5 miliardi di euro per il periodo 2021-2027. L’UE aveva sospeso la partecipazione della Svizzera a questo programma dopo che il Consiglio federale aveva interrotto unilateralmente i negoziati per un accordo quadro istituzionale nel 2021. Con la ripresa dei negoziati, la partecipazione della Svizzera sarà nuovamente possibile, ma è subordinata alla conclusione positiva dei negoziati entro la fine del 2024. Per la Svizzera, Paese con poche risorse naturali, la partecipazione ai programmi di istruzione e ricerca dell’UE è estremamente importante; consente infatti il progresso e la prosperità.

Qual è il contenuto del pacchetto di Accordi Bilaterali previsto?

Il Consiglio federale e la Commissione europea vogliono pervenire ad un pacchetto di accordi con i seguenti elementi:

  • Nuovi accordi bilaterali su elettricità, salute e sicurezza alimentare.
  • Adozione dinamica della legislazione, procedure di risoluzione delle controversie e aggiornamento degli accordi esistenti in materia di libera circolazione delle persone (protezione dei salari e diritti sociali), trasporti terrestri e aerei, barriere tecniche al commercio e agricoltura.
  • La partecipazione della Svizzera ai programmi dell’UE per l’istruzione e la ricerca.
  • Regolamenti sugli aiuti di Stato nei settori dei trasporti e dell’elettricità.
  • Contributo di coesione regolare dalla Svizzera per ridurre le disparità sociali ed economiche nell’UE.
  • Istituzione di un dialogo politico regolare e di alto livello.

Cosa è già regolamentato e cosa deve essere ancora negoziato?

Nei numerosi colloqui esplorativi che hanno preceduto i negoziati veri e propri dal marzo 2022, il Consiglio federale e la Commissione dell’UE hanno spiegato in dettaglio le rispettive preoccupazioni negoziali e hanno definito le cosiddette aree di intesa entro le quali devono essere risolte le questioni negoziali aperte. I risultati dei colloqui esplorativi sono stati messi per iscritto in un documento noto come Intesa comune. (Si può consultare qui). Nei negoziati, il Consiglio federale e la Commissione europea devono ora concretizzare le soluzioni delineate in questo documento; le più importanti sono elencate di seguito:

  • Elettricità: con la conclusione di un accordo sull’elettricità, la Svizzera parteciperà al mercato interno dell’elettricità dell’UE. Ciò promuoverà il commercio di elettricità tra la Svizzera e l’UE e garantirà la sicurezza dell’approvvigionamento e la stabilità della rete elettrica in Svizzera.

Il Consiglio federale condivide l’invito della Commissione europea ad aprire il mercato svizzero dell’elettricità. I consumatori finali, indipendentemente dal tipo, dovrebbero poter scegliere liberamente il proprio fornitore di energia elettrica. Il Consiglio federale vuole garantire che i piccoli consumatori finali, come le famiglie e le PMI al di sotto di una certa soglia di consumo, possano rimanere nell’offerta di base disciplinata con prezzi regolamentati o ritornarvi (il cosiddetto modello di scelta). Inoltre, il Consiglio federale vuole poter mantenere le sovvenzioni statali più importanti esistenti, in particolare nel settore della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. In questo contesto, l’UE ha riconosciuto la necessità di tenere conto delle peculiarità della struttura di produzione dell’elettricità in Svizzera, come ad esempio il ruolo delle centrali idroelettriche e di riserva.

  • Sicurezza alimentare: questo accordo estenderà il campo di applicazione dell’accordo sul commercio di prodotti agricoli dal Bilaterale I all’intera catena alimentare. L’estensione mira a rafforzare la protezione dei consumatori e a migliorare l’accesso al mercato attraverso una significativa eliminazione delle barriere non tariffarie al commercio. L’armonizzazione delle politiche agricole della Svizzera e dell’UE, e, quindi, una revisione della protezione agricola nell’Accordo di libero scambio del 1972, dovrebbero essere escluse secondo l’Intesa comune. Saranno previste eccezioni per evitare un abbassamento degli standard applicabili in Svizzera, in particolare per quanto riguarda il benessere degli animali e le nuove tecnologie nella produzione alimentare.
  • Salute: il nuovo accordo di cooperazione bilaterale prevede la partecipazione della Svizzera ai meccanismi e alle reti dell’UE nel settore della sicurezza sanitaria, che si è rivelata importantè nel contesto del Covid-19. Il Consiglio federale vuole partecipare, ad esempio, al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie.
  • Programmi di istruzione e ricerca: Il Consiglio federale e la Commissione UE concordano sulla partecipazione sistematica della Svizzera ai programmi dell’UE per il futuro, in particolare nei settori della ricerca e dell’innovazione, dell’istruzione e della formazione, dei gioveni, dello sport e della cultura. L’attenzione si concentra sui programmi Horizon Europe 2021-2027 (ricerca) ed Erasmus+ 2021-2027 (istruzione, scambi di studenti).
  • Adozione del diritto: il Consiglio federale è d’accordo con l’adozione dinamica del diritto dell’UE negli accordi sul mercato interno esistenti e futuri nel diritto svizzero. Tuttavia, vuole poter partecipare alla negoziazione e all’ulteriore sviluppo del diritto dell’UE che riguarda la Svizzera (il cosiddetto decision-shaping). Se la Svizzera (cioè il Consiglio federale, l’Assemblea Federale o il popolo) decide di non adottare il diritto dell’UE, quest’ultima potrà adottare misure di compensazione. Il Consiglio federale vorrebbe garantire che tali misure entrino in vigore solo dopo che un tribunale arbitrale si sia pronunciato sulla loro proporzionalità.
  • Risoluzione delle controversie: Secondo l’Intesa comune, in caso di controversie, la Svizzera e l’UE devono cercare in primo luogo una soluzione politica tramite un comitato misto. Questo è composto da funzionari di entrambe le parti contraenti. Se non è possibile raggiungere un accordo in questo modo, ciascuna parte può sottoporre la controversia a un tribunale arbitrale composto pariteticamente. Di norma è composto da tre persone indipendenti, prive di conflitti di interesse e con competenze riconosciute. Se il tribunale arbitrale si trova di fronte a una questione aperta e irrisolta riguardante l’applicazione o l’interpretazione del diritto dell’UE, deve deferire la questione alla Corte di giustizia europea (CGUE) che emetterà una sentenza vincolante sui fatti in questione. Il tribunale arbitrale prende una decisione definitiva sulla base di questa sentenza.

 La Svizzera ha inserito un ulteriore elemento nel suo mandato negoziale. Chiede che la proporzionalità delle misure di compensazione dell’UE sia valutata dal tribunale arbitrale prima della loro entrata in vigore tramite la procedura di risoluzione delle controversie. Questo punto non si trova né nell’Intesa comune né nelle direttive negoziali dell’UE.

  • Libera circolazione delle persone/immigrazione: il Consiglio federale è d’accordo con l’armonizzazione della legislazione svizzera con quella dell’UE in questo settore. Tuttavia, persegue l’obiettivo di subordinare l’immigrazione all’esercizio di un’attività lavorativa in Svizzera, al fine di limitare le conseguenze per il sistema sociale elvetico e prevenire gli abusi. L’UE è disposta a concedere alla Svizzera diverse deroghe a questo proposito.
  • Libera circolazione delle persone/protezione dei salari: il Consiglio federale è disposto a integrare nel diritto svizzero il diritto dell’UE applicabile in questo settore. Tuttavia, vuole poter mantenere la protezione dei salari in Svizzera al livello attuale, per non esporre le imprese svizzere alla concorrenza illimitata della manodopera distaccata dall’UE. L’UE è disposta a concedere alla Svizzera una clausola di non regressione. In questo modo si intende evitare che la Svizzera debba adottare nuove norme UE o conformarsi a sentenze della Corte di giustizia europea che potrebbero abbassare l’attuale livello di protezione dei salari.

Per i lavoratori dell’UE distaccati in Svizzera vale il principio della “parità di retribuzione per lo stesso lavoro nello stesso luogo”. Tuttavia, la normativa UE si discosta da questo principio quando si tratta di regolamentare le indennità per i lavoratori UE distaccati. I lavoratori distaccati dovrebbero ricevere le indennità in base alle tariffe del loro Paese d’origine. Il Consiglio federale non è d’accordo e sta cercando di trovare una soluzione con la Commissione europea che tenga conto del livello dei salari in Svizzera.

Dall’altro lato l’UE è disposta a concedere alla Svizzera deroghe al periodo di pre-notifica per i lavori che coinvolgono personale distaccato e alle cauzioni che devono essere depositati per tali lavori.

  • Trasporto terrestre: il Consiglio federale concorda sulla necessità di aprire il trasporto internazionale di passeggeri su rotaia. Tuttavia, la qualità dei trasporti pubblici in Svizzera non deve peggiorare di conseguenza. Il Consiglio federale vuole che siano garantiti l’integrazione tariffaria e l’orario sincronizzato. Vuole mantenere la responsabilità dell’assegnazione delle tracce in Svizzera. Il Consiglio federale vuole poter mantenere il modello di cooperazione nel trasporto ferroviario internazionale di passeggeri. L’UE è favorevole.
  • Contributo di coesione: Il Consiglio federale dà il via libera alla creazione di un meccanismo giuridicamente vincolante per un contributo di coesione regolare da parte della Svizzera al fine di ridurre le disparità sociali ed economiche all’interno dell’UE. L’importo e la frequenza di questo contributo devono ancora essere stabiliti dai negoziati. La Svizzera versa già un contributo di coesione all’UE. L’importo più recente è stato di 1,3 miliardi di franchi svizzeri, ripartiti su dieci anni, pari a 130 milioni di franchi svizzeri all’anno. Si può presumere che il nuovo contributo di coesione sarà significativamente più alto.

L’adozione dinamica del diritto dell’UE da parte della Svizzera mina la democrazia diretta e il federalismo?

No. Contrariamente a quanto sostenuto dalla SVP e da altri circoli conservatori nazionali, i diritti costituzionali del popolo e le competenze dei Cantoni rimarranno intatti anche dopo l’entrata in vigore dei Bilaterali III. Questo perché l’adozione dinamica del diritto EU non significa l’adozione automatica della legge. Ciò che si intende è che il diritto dell’UE sarà incorporato nel diritto svizzero su base continuativa anziché solo periodicamente, come nel caso degli accordi bilaterali statici I e II. Gli organi costituzionali del Consiglio federale, del Parlamento e del popolo possono continuare a decidere se adottare o meno il diritto dell’UE. I referendum contro le decisioni parlamentari sono ancora possibili; il popolo può quindi avere l’ultima parola se lo desidera. Anche le iniziative popolari sono ancora possibili.

Tuttavia, se il popolo decide di opporsi all’adozione di un atto giuridico dell’UE in un referendum o se il popolo approva un’iniziativa che viola il diritto dell’UE, l’Unione Europea può adottare misure di compensazione contro la Svizzera. In questo modo, l’UE vuole evitare che la Svizzera cerchi di ottenere un trattamento speciale ad ogni opportunità utile. È vero che ciò comporta una certa pressione affinché le votazioni referendarie e le iniziative popolari tendano a conformarsi al diritto dell’UE. Tuttavia, non si tratta di una novità: è già successo con i referendum su leggi e iniziative legate all’UE nell’ambito degli Accordi bilaterali I e II. Ne sono un esempio l’iniziativa sull’immigrazione di massa (2014) e le votazioni sull’adeguamento della legge svizzera sulle armi alla direttiva UE sulle armi (2019) e sul contributo svizzero all’agenzia UE per la protezione delle frontiere Frontex (2022).

Anche il federalismo svizzero non è compromesso dai Bilaterali III. Secondo l’articolo 55 della Costituzione federale, i Cantoni hanno il diritto di partecipare alla politica estera della Confederazione, compresa la politica europea. Secondo questo articolo, la Confederazione informa i Cantoni in modo esauriente e tempestivo sulle questioni di politica estera e ne ottiene il parere. Se la politica estera riguarda le competenze dei Cantoni, la Confederazione deve coinvolgere i Cantoni nei relativi negoziati in modo appropriato. Queste disposizioni costituzionali si applicano già al momento della negoziazione degli Accordi bilaterali III e continueranno ad applicarsi anche dopo la loro entrata in vigore.  Nel presente pacchetto di Accordi bilaterali III, solo la prevista supervisione federale dei sussidi cantonali incide sul rapporto tra Confederazione e Cantoni. Negli altri dossier, l’attuale ripartizione delle responsabilità tra Confederazione e Cantoni non viene intaccata.

Anche la Corte di giustizia europea (CGUE) avrà un ruolo nella controversia tra la Svizzera e l’UE. La Svizzera deve ora accettare giudici stranieri?

Nei colloqui esplorativi, la Svizzera e l’UE hanno concordato una procedura di risoluzione delle controversie in due fasi (si veda sopra per i dettagli). Tali procedure arbitrali sono comuni nel diritto commerciale internazionale. L’unica particolarità è che anche la Corte di giustizia europea svolgerà un ruolo. Essa deve essere consultata se il tribunale arbitrale si trova di fronte a una questione aperta e irrisolta riguardante l’applicazione o l’interpretazione del diritto dell’UE. La CGUE sostiene di avere l’ultima parola sull’interpretazione del diritto dell’UE nell’Unione europea. Ciò include anche il diritto dell’UE che viene esteso a un Paese terzo – in questo caso la Svizzera – per mezzo di un trattato e che viene quindi “internazionalizzato”. Il fatto che una direttiva o un regolamento siano interpretati direttamente o come parte di un trattato è irrilevante. È necessario dunque trovare un’interpretazione che si applichi ugualmente a tutti gli Stati membri dell’UE, dello Spazio economico europeo (SEE) e della Svizzera.

Si sostiene che nessun giudice svizzero faccia parte della CGUE. Da questo punto di vista, i giudici del Lussemburgo sono effettivamente giudici stranieri. Tuttavia, un giudice della nazionalità di uno Stato membro non partecipa necessariamente ai procedimenti davanti alla CGUE che riguardano il suo Stato membro. Inoltre, i giudici della CGUE possono pronunciarsi sul diritto svizzero solo nella misura in cui esso costituisce diritto dell’UE. Le disposizioni speciali dei trattati bilaterali III e il diritto svizzero non sono inclusi in questo procedimento davanti alla CGUE. Saranno giudicate in via definitiva dal tribunale arbitrale congiunto. Per il resto, i Bilaterali III non modificano le competenze dei tribunali svizzeri e del Tribunale federale nell’interpretazione del diritto europeo e internazionale.

La Corte di giustizia europea, essendo il tribunale della controparte, sarà di parte nel giudicare una controversia tra la Svizzera e l’UE? In risposta a questa domanda, Matthias Oesch, Professore di diritto dell’Unione Europea all’Università di Zurigo, ha dichiarato in un’intervista alla rivista “Nebelspalter”: “La Corte di giustizia europea ha molti anni di esperienza nell’interpretazione degli accordi di associazione e di libero scambio con Paesi terzi. Nel farlo, in genere decide senza tenere conto dell’origine delle Parti. Ciò è evidente anche nell’interpretazione degli accordi bilaterali con la Svizzera. La CGUE ha dimostrato di essere in grado di procedere in modo obiettivo, imparziale e metodico anche in questo caso”. È importante notare che le sentenze della CGUE non sono rilevanti solo per la Svizzera, ma anche per tutti gli Stati membri dell’UE e del SEE.

La Svizzera sta cedendo la propria sovranità con gli Accordi bilaterali III?

No, la Svizzera rimarrà autonoma e indipendente anche con gli Accordi bilaterali III. Non diventerà una colonia dell’UE, come sostengono l’SVP e i circoli conservatori nazionali ad essa vicini, né sarà assorbita dall’UE. Rispetto agli Accordi bilaterali I e II, guadagnerà addirittura sovranità, anche se gli Accordi bilaterali III non le daranno voce in capitolo nel processo decisionale del diritto comunitario che dovrà adottare. Tuttavia, questa mancanza dovrebbe essere parzialmente compensata dal diritto di consultazione nella preparazione del diritto dell’UE da adottare. La Svizzera dovrebbe quindi essere coinvolta nella cosiddetta formazione delle decisioni (decision-shaping), ma non avrà comunque un ruolo quando si tratta di prendere decisioni (decision-taking).

La Svizzera ha già ottenuto il diritto di esprimersi negli accordi di Dublino e Schengen nell’ambito degli Accordi bilaterali II e ciò si è rilevato molto utile. Ad esempio, la Svizzera è riuscita a ottenere un’eccezione nella revisione della direttiva sulle armi dell’UE, in modo che i soldati di leva svizzeri possano tenere a casa il loro fucile d’assalto anche dopo aver lasciato il servizio militare. Nel 2019, questa eccezione ha contribuito a far passare con successo la successiva modifica della legge svizzera sulle armi in un referendum.

La Svizzera ha quindi la possibilità di rinunciare all’adozione del diritto dell’UE. Né gli Stati membri dell’UE né quelli del SEE hanno questa possibilità. La Svizzera può decidere sovranamente di non adottare un determinata normativa dell’UE. Tuttavia, deve accettare misure compensative proporzionate.

Cosa c’è di speciale nei negoziati sugli Accordi Bilaterali III?

La novità di questi negoziati è che vengono condotti, per così dire, a carte scoperte e in modo trasparente. Sia il Consiglio federale che la Commissione europea hanno pubblicato i rispettivi mandati negoziali su Internet. (Il mandato del Consiglio federale è disponibile qui; quello della Commissione europea qui) In questo modo il pubblico può vedere nel dettaglio ciò che le due parti vogliono ottenere nei negoziati. Questo passo è stato fatto per creare fiducia nei negoziati e per porre fine alla disinformazione, soprattutto da parte degli oppositori dei negoziati. D’altro canto, la trasparenza ha anche portato a nuove richieste interne da parte di politici, imprese e parlamento. Il Consiglio federale ne ha tenuto conto per quanto possibile nel suo mandato negoziale. La trasparenza rende però anche più facile per gli oppositori dei negoziati formulare obiezioni e critiche, che vengono ampiamente riportate dai media.

Ciò dà l’impressione che i Bilaterali III stiano affrontando una forte opposizione nell’opinione pubblica, contrariamente ai risultati dei sondaggi.

La pubblicazione di un mandato negoziale e di altri documenti negoziali è una novità per il Consiglio federale. È la prima volta nella storia della diplomazia svizzera. Finora i documenti negoziali sono sempre stati segreti e accessibili solo alle commissioni parlamentari. La Commissione europea, invece, ha già reso pubblici i documenti negoziali in diverse occasioni, ad esempio durante i negoziati per la Brexit con il Regno Unito.

Quanto dureranno i negoziati con l’UE?

All’inizio dei negoziati, la Presidente della Commissione europea von der Leyen ha dichiarato che i precedenti colloqui esplorativi hanno portato a una comprensione comune dei negoziati e a una base di fiducia per compiere rapidamente ulteriori progressi. L’obiettivo dell’UE è di concludere i negoziati entro la fine dell’anno. La Presidente Amherd è stata più cauta sui tempi per la conclusione dei negoziati. “Se si riuscisse a concludere entro la fine del 2024, sarebbe ovviamente fantastico”, ha detto. Questo avrebbe il vantaggio di poter essere concluso con l’attuale Commissione in carica. Per la Svizzera, tuttavia, “la qualità viene prima della velocità”.

Cosa succederà in Svizzera una volta conclusi i negoziati con l’UE?

Supponendo che i negoziati sugli Accordi bilaterali III possano concludersi entro la fine del 2024, come previsto dall’UE, in Svizzera seguirà un lungo processo politico interno. Il Consiglio federale deve prima approvare l’esito dei negoziati. Anche questo potrebbe avvenire entro la fine del 2024. In seguito, metterà insieme un pacchetto contenente i trattati modificati e nuovi con l’UE e le riforme legislative nazionali. Il Consiglio federale sottoporrà tutto questo a consultazione e poi, se la risposta non sarà negativa, lo sottoporrà al Parlamento. Se ciò avverrà rapidamente, il Parlamento potrà discutere e approvare il pacchetto entro la fine del 2025. Il referendum potrebbe quindi svolgersi nel 2026. Questo è lo scenario ideale, per così dire.

Ma tutto ciò potrebbe richiedere più tempo. Nel 2027 Parlamento svizzero sarà rieletto. Il PLR, il centro e il PS potrebbero essere tentati di tenere fuori dalle elezioni il pacchetto bilaterale, che è materia controversa sia all’interno dei loro partiti che tra la popolazione. Se lo facessero, non verrebbe discusso in parlamento prima del 2028. Il referendum potrebbe quindi tenersi solo nel 2029. Nel peggiore dei casi, potrebbe quindi passare un discreto lasso di tempo prima che i Bilaterali III entrino in vigore.

Come si voterà un giorno sui Bilaterali III?

In linea di principio, un referendum facoltativo – cioè una votazione in cui decide solo la maggioranza del popolo – è sufficiente. Secondo l’articolo 140 della Costituzione federale, un referendum obbligatorio – cioè una votazione che richiede una doppia maggioranza del popolo e dei Cantoni – sarebbe necessario solo se i Bilaterali III fossero collegati a una modifica costituzionale o se portassero all’adesione a un’organizzazione sovranazionale, come l’UE. Tuttavia, nessuno dei due casi si verifica nel caso dei Bilaterali III.

Tuttavia, l’UDC in particolare, così come altri circoli nazionali conservatori e liberali di destra, chiedono che il Consiglio federale e il Parlamento sottopongano i Bilaterali III a un referendum obbligatorio. Essi contestano le importanti implicazioni politiche ed economiche di questo pacchetto di trattati per il nostro Paese e la tutela dei Cantoni in una Svizzera organizzata a livello federale. Dimenticano che anche i Bilaterali I e II, così come gli accordi dell’OMC e il loro meccanismo vincolate di risoluzione delle controversie erano soggetti solo a un referendum facoltativo, sebbene anche questi accordi avessero importanti implicazioni per la Svizzera. Ad esempio, l’Accordo sulla libera circolazione delle persone con l’UE come parte dei Bilaterali I o gli Accordi di Dublino (cooperazione in materia di asilo con l’UE) e Schengen (viaggiare senza controlli alle frontiere in Europa) come parte dei Bilaterali II. Inoltre, i sostenitori del referendum obbligatorio si preoccupano solo superficialmente di proteggere i Cantoni e il federalismo. In realtà, vogliono aumentare il più possibile gli ostacoli all’adozione dei Bilaterali III, da loro osteggiati, tramite il referendum obbligatorio.

Quanto sono importanti i Bilaterali III per la Svizzera?

La Svizzera non è un membro dell’UE. In termini geografici, è un’isola al centro dell’Unione europea. Tuttavia, è strettamente legata ad essa. Innanzitutto in termini di valori: La Svizzera e l’UE si impegnano entrambe per i diritti umani, lo Stato di diritto, la democrazia e l’economia di mercato. Ma è strettamente legata ad essa anche dal punto di vista culturale: la Svizzera è circondata da Stati membri dell’UE con i quali condivide lingua e religione.

Tuttavia, la Svizzera ha anche forti legami economici con l’UE. L’UE è di gran lunga il principale partner commerciale del nostro Paese. Circa il 50% delle esportazioni di beni svizzeri è destinato all’UE e il 70% delle importazioni di beni proviene dall’UE. Il volume totale degli scambi di merci tra la Svizzera e l’UE (esportazioni più importazioni) ammonta a quasi 300 miliardi di franchi. Quasi il 40% delle esportazioni svizzere di servizi è destinato all’UE, mentre circa il 45% delle importazioni di servizi proviene da lì. Il volume totale degli scambi di servizi tra la Svizzera e l’UE (esportazioni più importazioni) ammonta a poco meno di 125 miliardi di franchi (tutte le cifre si riferiscono al 2022). Due terzi dello stock di investimenti diretti esteri in Svizzera – circa 700 miliardi di franchi – provengono dall’UE. Il 40% dello stock di investimenti diretti svizzeri all’estero – per un totale di 565 miliardi di franchi – si trova nell’UE (dati del 2021).

Infine, ci sono anche stretti legami tra le persone. Più di 1,4 milioni di cittadini dell’UE vivono, lavorano o studiano in Svizzera. Ciò corrisponde a circa il 16% della popolazione residente nel nostro Paese. Viceversa, ben 450.000 cittadini svizzeri vivono nell’UE. Inoltre, ogni giorno circa 375.000 frontalieri provenienti dai Paesi UE confinanti si recano in Svizzera. Ciò corrisponde a quasi il 7% della forza lavoro del Paese (dati del 2022).

Questa relazione diversificata e molto stretta si riflette nel fatto che la Svizzera ha concluso oltre 120 accordi bilaterali con l’UE. I più importanti sono l’Accordo di libero scambio (1972), l’Accordo sulle assicurazioni (1989) e i Bilaterali I (1999) e II (2004). Ora è il momento di un altro importante pacchetto di accordi, i Bilaterali III.

Per il momento, questi accordi bilaterali sono l’unico legame contrattuale della Svizzera con l’UE, la più importante organizzazione politica ed economica europea. Questi accordi portano stabilità, crescita e prosperità al nostro Paese. È quindi importante che la Svizzera possa garantire e sviluppare ulteriormente questo legame con l’UE con i Bilaterali III. Alternative come un passo indietro verso un accordo di libero scambio con l’UE, eventualmente modernizzato, non sono interessanti dal punto di vista politico ed economico o altre alternative, come l’adesione all’UE, non sono realizzabili nel prossimo futuro.

Qual è la posizione preliminare dell’Associazione Svizzera in Europa sugli Accordi bilaterali III?

L’associazione Svizzera in Europa sostiene pienamente i negoziati con l’UE su un nuovo terzo pacchetto di accordi bilaterali. Si è già espressa a favore dell’accordo quadro istituzionale respinto nel 2021 e a favore di un processo negoziale aperto. Ritiene che la solida base negoziale, sviluppata in numerosi colloqui esplorativi, consenta un’alleanza equa tra la Svizzera e l’UE. L’Associazione Svizzera in Europa svolgerà una valutazione definitiva dei Bilaterali III non appena sarà disponibile l’esito finale dei negoziati.